La Città Macchina – Verona ‘900”, il nuovo docufilm della serie Città Novecento prodotta da Diego Biello per Filmedea
Un film della serie Città Novecento con Alessandro Preziosi e le INTERVISTE a Mario Botta, Milo Manara, Tobia Scarpa, Alfonso Femia, Snøhetta e Ugo La Pietra.
«La città macchina», arriva nelle sale la Verona futurista dei fratelli Biello
Si prende a modello “La città che sale” di Umberto Boccioni, ma anche “La città nuova” di Antonio Sant’Elia. Il protagonista del film è un ricercatore e fotografo, interpretato da Alessandro Preziosi, che va alla scoperta di quell’idea di città, inseguendone una sorta di simbolo, una Lancia Siluro del 1927 guidata da una donna misteriosa. A fare da controcanto, immagini d’archivio e interviste a personaggi come Mario Botta, Milo Manara, Tobia Scarpa, Ugo La Pietra arricchiscono di informazioni la narrazione romanzata. Il risultato è un lavoro che mette in comunicazione cinema e architettura, con l’obiettivo di rinnovare la visione delle città.
«Io penso che un evento come questo per la città di Verona, per le scoperte che offre questo tipo di documentario,» ha detto Alessandro Preziosi in videocollegamento durante la presentazione, «sia di grande intrattenimento culturale, e a questo fatto è da attribuire la presenza di tante persone alla prima». E ha aggiunto: «Credo che questo lavoro abbia il grande fascino di aiutare a capire non solo le bellezze della propria città, ma di entrare nella sua psicologia attraverso le persone che le hanno permesso di essere un centro di ritrovo di quel movimento così psichedelico che è stato, almeno all’inizio, il futurismo».
«Ho trovato questo film davvero molto appassionante» ha commentato il sottosegretario alla Cultura Gianmarco Mazzi, sempre in videocollegamento. «Verona è la mia città e grazie a questo film sono riuscito a guardarla da una prospettiva diversa, scoprendo nuovi angoli descritti in modo molto originale». «La rivoluzione industriale a Verona arriva un po’ più tardi rispetto ad altre città, perché prima era sviluppata come piazzaforte militare» commenta l’assessora all’urbanistica Barbara Bissoli. «Riceve il primo grande slancio con il mandato del sindaco Giulio Camuzzoni che realizza il canale, prendendo l’acqua dal Chievo e portandola in Basso Acquar, dove poi si sarebbero insediate le prime vere e proprie industrie di Verona». E aggiunge: «Questo importante lavoro incrocia quello della direzione urbanistica attuale, perché stiamo schedando tutta l’archeologia industriale, individuando quelli che sono gli elementi da mantenere come testimonianza di quel periodo. Al momento abbiamo schedato 196 edifici».
E il regista, che è anche architetto, ha spiegato le intenzioni del progetto: «Volevamo innanzitutto rappresentare una città riconosciuta e riconoscibile in senso internazionale, ma in una maniera diversa dal solito, raccontando piuttosto l’evoluzione dei suoi luoghi di produzione, quindi la sua storia di impresa, di architettura e di design. E poi volevamo dare una nuova visibilità e una nuova lettura a quei territori definiti “di periferia”, “di cerniera”, dove invece si gioca il futuro di questa città. Per me è questo un progetto di rigenerazione sociale e culturale».
E rispetto al ruolo che hanno giocato archivi importanti locali e nazionali, a cominciare da quello di Cinecittà Luce, aggiunge: «Per me non sono un luogo di memoria fine a se stessa, ma sono un luogo dove prendere le basi per la progettazione del futuro». Quella al Ristori, a cui, racconta il produttore, «è da attribuire uno degli aneddoti cruciali della nascita del futurismo», è una delle proiezioni nelle venti sale e forse più, in cui sarà distribuito «La città macchina».